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Cibarie ed eventuali (ovvero Porto&Lisbona, best of the rest)

Ordunque, sparuti lettori, eccoci al post di cui blatero da parecchi mesi! Non prima però della solita, inutile introduzione carica di malcontento, inadeguatezza e senso di scazzo cosmico assortito. Sono stati mesi faticosi, incredibilmente lunghi e discretamente rognosi. Ciò che più ha caratterizzato il trimestre che separa questo “articolo” dal precedente è la gastrite. Verso fine marzo mentre ero fuori a cena mi si è piantato un boccone di pollo nell’esofago, cosa che mi ha fatto finire in pronto soccorso. Dopo una serie di accertamenti e una gastroscopia a notte fonda (o di prima mattina, come preferite chiamare le 3 di notte) finalmente il pollo se n’è andato nello stomaco. Ma il precitato esame ha evidenziato una serie di problematiche che hanno richiesto cure e accertamenti, in parte ancora in corso. Dal risultato della biopsia di 15 giorni fa sembra sia meno grave di quanto inizialmente prospettato, tra un mese ho la terza gastroscopia di questa “stomachevole” primavera e speriamo che sia l’ultima per un po’ di tempo.
Ora, mi par di ricordare che mi ero proposta di parlare di quello che ho mangiato in Portogallo, delle giornate in spiaggia e dell’escursione a Sintra. Comincerei da una delle stupide ossessioni che mi porto dietro dai tempi del viaggio in Belgio e Olanda del 2012: Wok to walk. Da quando, per puro caso, in una via di Amsterdam ho incontrato un “ristorante” di questa catena, me ne sono perdutamente innamorata, tanto da controllare se c’è la simpatica insegna arancione prima di andare a visitare una città. Per quanto concerne il concept, se interessa, vi rimando al sito, io vi dico solo che decisamente vale la pena provarlo. Ce ne sono alcuni sia a Porto sia a Lisbona (spesso nei centri commerciali) e se vi piace il cibo asiatico cucinato bene, che potete “comporre” a piacimento, spendendo ragionevolmente questo fa sicuramente per voi. Potete sedervi o prendere d’asporto, nel primo caso tenete però tenere presente che dovrete essere i camerieri di voi stessi, ovvero verrete chiamati quando è pronto il vostro piatto e ve lo dovete portare al tavolino, simile a quelli di un barIMG_7248.jpegIMG_7207.jpeg

Mi rendo perfettamente conto sia vergognoso cominciare un post sul cibo in Portogallo parlando di una catena olandese (WtW nasce ad Amsterdam) che cucina cibo asiatico, perdonatemi. Mh, tra l’altro, ora che mi viene in mente, sarebbe stato utile fare una premessa, che a questo punto dovrei chiamare “mezzessa”: colazione era tendenzialmente a “casa” (ricordate? Appartamenti Airbnb) con succo Compal (meraviglioso in particolare quello al mango) e prodotti da forno random, a volte freschi dalla pasticceria, a volte del supermercato; qualche colazione al bar forse, ma niente di troppo rilevante. Il pranzo era uno spuntino abbastanza volatile, nel senso che difficilmente ci si sedeva da qualche parte, il più delle volte si comprava qualcosa al supermercato e si mangiava su una panchina. A  parte quando ci siamo trovati davanti 100 Montaditos e non abbiamo resistito a sederci, mangiare 2 panini a testa, le patatine, scroccare wifi e ripartire (mi pare sia successo 2/3 volte). Quello della foto se non ricordo male era nel Bairro Alto a Lisbona.
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Questo sproloquio per dire, che l’unico pasto “serio” della giornata era la cena. Ho ovviamente mangiato il bacalhau almeno un paio di volte, a dirla tutta non mi ha entusiasmato granché, anche perché tende ad essere abbastanza salato e dopo averlo provato in alcuni posti ho preferito ripiegare sul altri pesci. Intendiamoci, non che sia sgradevole, ma non è nemmeno degno di grandi elogi. Quello nella foto mi pare di averlo mangiato a Porto ed è a lagareiro, ovvero cotto nell’olio d’oliva e servito con patate lesse passate al forno, cipolle e olive.
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Grande rivelazione del Portogallo invece è stato il robalo, ovvero il branzino, che non avevo mai assaggiato ed è un pesce meraviglioso! Altra grande scoperta, in un ristorante piccolino nel quartiere di Alfama, su una salita che parte da vicino al Museo del Fado, è stato il tamboril, la coda di rospo, un pesce di cui è meglio scoprire l’aspetto solo dopo averlo assaggiato. L’ho mangiato in una specie di zuppa, cotto nel latte con le verdure, è un pesce bianco dal sapore non accentuato, ma davvero polposo e gustoso!
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Queste le cibarie più rilevanti, ora passerei a disquisire delle “escursioni” durante la permanenza nella capitale lusitana, iniziando dalla spiaggia. Esiste un treno che parte dalla stazione Cais do Sodré percorre tutta la costa del Tago e arriva fino a Cascais. Io ero andata con la metro, ma la stessa linea ha una fermata vicino al monastero dos Jerónimos e torre di Belem. Ogni 20 minuti parte un comboio e in circa 40 minuti, con una spesa di 2,20€ a testa per tratta (A/R 4,40€ quindi) vi porta dal centro di Lisbona a Estoril, dove grazie ad un pratico sottopassaggio siete subito in spiaggia! Non si cono lettini e ombrelloni, ma c’è un giornalaio, due chioschi di gelato e un bar, anche se su quest’ultimo non sono sicura al 100%. E cosa, che non guasta, c’è pure il wi-fi libero! Non so se è perché era settembre, ma l’acqua era gelata, il tempo di immergersi per una rinfrescata e subito fuori, non aspettatevi di nuotare!
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Last but not least, Sintra! Anche questa raggiunta col treno, spesa e tempistiche di percorrenza molto simili a quelle per Estoril (forse qualcosa di meno sia in termini sia di tempo, sia di costo, ma più o meno siam lì!), così come la frequenza dei convogli in partenza; differente è invece la stazione: si “salpa” (esiste l’equivalente ferroviario di salpare? Boh) dalla Stazione di Rossio, che paradossalmente è più vicina alla fermata della metro Restauradores, rispetto all’omonima. I treni portoghesi sono ben tenuti, economici e puntuali e sono un’ottima scelta se volete muovervi sul territorio. Il centro storico di Sintra è decisamente carino, ma ciò per cui la città  è famosa è senza alcun dubbio il Palácio da Pena. Arrivarci a piedi dal centro è pressoché impensabile (vero che sono 3km, ma non dimentichiamo che è su una collina!), arrivarci in autobus, data la folla di turisti, è un’ardua impresa. Noi abbiamo optato per il taxi, se non ricordo male un esborso di circa 10€, davvero ben spesi. Infatti, non solo il tassista ci ha dato un mucchio di informazioni utili e interessanti, ma si è anche fermato in un punto da dove la visuale sull’impressionante costruzione è spettacolare! Al ritorno abbiamo optato per farla a piedi, per immergerci appieno nella lussureggiante vegetazione dei giardini sotto al palazzo. Lungo il tragitto si possono ammirare il Castelo dos Mouros e la Quinta da Regaleira dall’alto, ma la cosa più apprezzabile secondo me è la flora che circonda il ripido (ecco perché conviene farlo in discesa!) percorso che porta verso il centro.
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Con questo post si conclude (ed era anche ora!) il “reportage” portoghese della sottoscritta. Spero non sia troppo sconclusionato e che sia interessante. Per le ferie di quest’anno è ancora tutto molto work in progress,  ma dato che negli ultimi 3 anni è stato mare e sud Europa, per il 2017 vorrei tornare a destinazioni più settentrionali. Ho bisogno di una pausa da sole e mare.

Porto

Chi l’avrebbe mai detto che in tempi relativamente brevi avrei effettivamente iniziato a scrivere il “reportage” sul mio viaggio in Portogallo. Non aspettatevi troppi dettagli, ma forse potreste recuperare qualche informazione utile se decideste di visitare Porto e Lisbona. Visto che qui mi pare diventi lunga, spezzerò in due post: uno per ogni città.

Partenza da Orio al Serio e atterraggio a Porto. Comodissima la metro proprio sotto all’aeroporto, dove alla biglietteria automatica dovete obbligatoriamente fare la tesserina magnetica ricaricabile (mi sfugge il prezzo esatto, ma mi pare fossero 50 cent) e “caricare” la tratta desiderata. Un modo veloce ed economico per raggiungere il centro. Avevo prenotato su Airbnb nel quartiere Lapa, in un vicolo proprio dietro la Igreja de Lapa. Se siete amanti dei cimiteri monumentali, quello dietro la chiesa merita davvero una visita: ha delle cappelle funebri che sembrano uscite da un racconto di Edgar Allan Poe.

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Da lì comunque in circa un quarto d’ora a piedi si raggiunge la piazza sulla quale si affaccia il Municipio della città di Porto. Lungo il tragitto non mancano le opportunità per fare colazione a prezzi decisamente abbordabili. La strada è in leggera discesa, questo significa, ovviamente, che al ritorno dovrete fare un po’ di salita, ma se vi spaventano i saliscendi il Portogallo non va per noi, perché lo stesso “problema” si ritroverà a Lisbona.

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La città non è particolarmente grande e si può tranquillamente visitare in un weekend, le attrazioni principali sono la Cattedrale (Sè), la Estação de São Bento coi suoi interni magnificamente decorati con le azulejos e lo spettacolare ponte Dom Luis, che unendo le due sponde del Douro permette di raggiungere Villa Nova de Gaia, parte della città famosa soprattutto per le cantine del celeberrimo e omonimo vino. Restando ancora su questo lato del fiume troviamo la libreria Lello e Irmao, alla quale J. K. Rowling (che ha insegnato inglese in Portogallo) si è ispirata mentre scriveva Harry Potter, con la sua scala dalla strana forma ad elica. Per entrare bisogna fare un biglietto che costa 3€ in un “baldacchino” dall’altro lato della strada. Personalmente la trovo un pochino sopravvalutata, ma merita una visita, se non altro per togliersi lo sfizio.

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La sponda del fiume è dominata dalla Torre Dos Clerigos che svetta sul panorama della città.

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Più in basso troviamo forse il quartiere più caratteristico di Porto, Ribeira. Si trova in prossimità del ponte Dom Luis e sorge proprio sulla sponda del Douro, acquisendo la magia tipica dei quartieri che si specchiano nell’acqua. Alla “caciara” dei turisti seduti nei ristoranti  sulla riva, preferite un giro tra gli stretti vicoli che si nascondono lì dietro.

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Perché la vera magia di Porto sta proprio nelle case a volte sbilenche e malandate, nelle lamiere traballanti, nel senso di “‘sticazzi” che pervade una città alla cui anima sembra fregare davvero poco dell’essere turistica. Ed è l’aria che si respira in vincoli come questi a renderla un posto nel quale vale la pena semplicemente perdersi tra le vecchie abitazioni almeno un paio d’ore.

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Ma non si può parlare di Porto senza citare l’omonimo vino. E allora andiamo sull’altra sponda del fiume Douro, a Villa Nova de Gaia, come vi dicevo prima. Disseminati per la città trovate delle “torrette” che fungono da mini ufficio turistico dove è possibile comprare dei pacchetti con le varie cose da visitare in città. Io ho fatto quello 2 cantine con degustazione+funicolare, che mi pare costasse 8€. Avevo visitato le cantine Florio a Marsala qualche anno fa e in proporzione qui il gioco non vale la candela. Il costo è tutto sommato contenuto, vi danno un assaggio del loro vino, ma la visita alla cantina vera e propria non è particolarmente interessante, soprattutto per quanto riguarda le cantine Cruz, che sono fondamentalmente un bar con dei video sulla produzione del vino. Più interessante invece l’altra cantina del “pacchetto”, di cui mi sfugge il nome, mannaggia a me, e che non sono riuscita a recuperare su internet. Le foto comunque si riferiscono a questa seconda location. Estremamente trascurabile da un punto di vista paesaggistico la “cabinovia” che ha semplicemente lo scopo di riportarti dalla riva del fiume alla parte alta del ponte Dom Luis.

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Ciò che ricordo con più piacere della due giorni a Porto comunque è stato il viaggio sullo storico tram 1 Infante – Passeio Alegre, che partendo dal centro città, davanti al Palacio de Bolsa, in circa 20 minuti di tragitto, arriva fino ad un faro sull’oceano. Il biglietto lo fate direttamente in carrozza, andate e ritorno mi pare siano 5€ a persona.  Nelle foto vedete i due capolinea.

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Io poi ho una particolare passione per i fari, nata credo al Mull of Galloway in Scozia nell’ormai lontano (credo) 2007 e notevolmente nutrita durante il viaggio in Bretagna e Normandia del 2011. E poi c’era la nebbia. Io adoro la nebbia. Peccato non avessi voglia di fare un post l’anno scorso in novembre quando sono tornata dalla “full immertion” linguistica di York, perché lì  è stato davvero spettacolare.

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Ordunque, così si conclude la prima parte del resoconto di viaggio. Spero di scrivere di Lisbona tra qualche giorno.