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Telefilm

Ormai da più di 10 anni sono una maniaca dei telefilm, o per meglio dire monomaniaca perché in genere seguo con spasmodica ansia e attesa solo una serie per volta. In principio, quando ero ancora alle medie, fu E.R. – Medici in prima linea, di cui penso di aver visto ogni puntata almeno un paio di volte (e ho pianto 3 volte davanti all’episodio in cui muore il dott. Green). Quando è andato via il dott. Carter però ho perso la passione e le ultime stagioni le ho seguite per abitudine più che per convinzione. Poi è stata la volta di un altro serial medico, Grey’s Anatomy; le prime 3 stagioni le ho seguite assiduamente, poi ha iniziato ad annoiarmi e la faccia da madonnina addolorata di Meredith mi ha rotto le balle! In seguito c’è stato Prison Break, il telefilm più ansiogeno che io abbia mai seguito. Però le vicende tragiche, intricate e adrenaliniche di quel bel figliolo di Michael Scofield e di suo fratello Lincoln Burrows mi hanno tenuta incollata al divano a tarda notte, fino alle lacrime dello straziante epilogo di tutta la vicenda. Poi è arrivato l’amore, quello vero, quello grande, quello che ti fa trepidare in attesa della puntata successiva: Lost. Ho iniziato a vederlo tardi, era in corso la terza stagione quando un mio amico mi ha prestato le prime due serie in dvd. E da lì sono iniziati anni di dibattiti, ipotesi, illazioni, teorie, smentite, conferme, attese, trepidazioni, antipatie e sentimenti violenti. Qualche mese fa l’epilogo con l’ultima puntata della sesta stagione e della vita di Lost ed è stata frutto di imprecazioni e fastidio. D’altronde, non in tutte le storie d’amore ci può essere l’happy ending. Il caso volle che dopo questa delusione l’amore si ripresentò presto bussando alla porta: Big Bang Theory, uno dei telefilm più spassosi e geniali concepiti da animo umano. Le vicende dei coinquilini più nerd della storia, Sheldon e Leonard, dei loro amici altrettanto nerd Howard e Raj, e della loro vicina bionda di capelli e di fatto, Penny. Insomma, davvero ben congegnato e spassosissimo. C’è da dire però che il doppiaggio italiano rispetto a quello originale perde tantissimo, quindi meglio guardarlo in inglese sottotitolato. Qui lascio una chicca…